World League Round 1- un torneo di sconfitte e vittorie per la Tanzania / a tournament of defeats and victories for Tanzania

ENGLISH VERSION AT THE BOTTOM!

A Nairobi il campo ha parlato chiaro, per l’hockey in Tanzania c’è ancora molto da lavorare e la strada è ancora lunga da percorrere, e non senza sfide con cui confrontarsi continuamente. Veniamo ai risultati delle partite. La squadra femminile ha perso entrambe le partite giocate con il Ghana e il Kenya, con largo margine. A livello hockeystico non c’è molto da raccontare, entrambe le formazioni hanno una storia hockeistica alle spalle molto lunga, e assieme al Sud Africa sono le tre squadre migliori in Africa. Contro il Ghana abbiamo perso 17 a 0 e contro il Kenya 22 a 0. Molto spesso la metà campo l’abbiamo raggiunta solo per andare a iniziare la pallina dopo aver subito una rete. Contro il Ghana siamo addirittura riusciti a prendere un corto a favore, tra lo stupore e l’euforia generale del pubblico presente, compresa la panchina. La stessa sorte è toccata alla compagine maschile della Tanzania, che si è trovata a giocare contro squadre fortissime come l’Egitto (17-0), Ghana (13-0) e Kenya (8-0). Dal punto di vista sportivo, quindi, non c’è molto da dire su quello che è il livello attuale dell’hockey in Tanzania, ma su quello che si può e si deve fare per innalzarlo.

world leagueVeniamo al perché per noi è stata una vittoria la partecipazione a questo torneo:

  • Per la prima volta nella storia, entrambe le nazionali maschile e femminile della Tanzania hanno partecipato a un torneo di qualificazione ai mondiali
  • Pur non avendo nessun supporto dal governo tanzaniano, la partecipazione è stata resa possibile grazie al supporto di sponsor locali (faticosamente ricercati) e di donazioni dall’estero di persone che credono in questo progetto
  • Rispetto alla squadra femminile dell’anno scorso, c’è stato un cambio generazionale dettato da una scelta di far crescere un gruppo di giocatrici giovani: solamente tre giocatrici “anziane” sono rimaste e tutte le altre (14) hanno iniziato a giocare meno di 5 mesi fa. La media dell’età è di 20-21 anni.
  • In Tanzania non esiste un campionato, ne maschile ne femminile, ma tornei sporadici nel corso dell’anno, a cui non sempre tutte le squadre partecipano per mancanza di fondi
  • L’hockey sta iniziando adesso ad essere giocato in qualche scuola di Dar es Salaam grazie a questo progetto, ma ancora la strada è lunga da percorrere, perché la maggior parte delle scuole non può permettersi di comprare il materiale e la maggior parte delle giocatrici/giocatori non ha nemmeno i soldi per pagarsi il trasporto per andare ad insegnare hockey ai bambini
  • Fare sport in un paese in via di sviluppo, soprattutto quando il tuo target sono donne di ceto sociale basso, implica fare i conti tutti i giorni con problemi sociali legati alla POVERTA’. Mancanza di soldi, di lavoro e di educazione sono problemi con cui ti devi confrontare costantemente ancora prima di far prendere in mano un bastone a una ragazza e pensare a insegnarle a giocare a hockey. Che cosa si risponde a una ragazzina che ti viene al campo e vuole imparare a giocare ma non ha i soldi per pagarsi il pullman per venire ad allenamento? Oppure ti arriva al campo senza le scarpe e fa allenamento con i piedi scalzi? Che cosa fai? Oppure quando una ragazza sparisce nel nulla e non si presenta più agli allenamenti e scopri che la famiglia non la fa più venire a giocare perché “perde tempo invece di lavorare a casa”.
  • In Tanzania, non c’è un campo che assomigli a un turf in erba sintetica, e i campi di erba normale sono pochi. A Nairobi, quando le ragazze hanno visto il campo per la prima volta, vedere lo stupore nei loro occhi è stato emozionante, poi quando hanno preso in mano bastone e pallina e hanno iniziato a giocare, mi son messa le mani nei capelli e non sapevo se ridere o piangere.
  • Tutto il materiale sportivo che usiamo, provengono da donazioni di giocatori italiani o europei, i giocatori e le giocatrici in Tanzania ne tanto meno la Federazione locale non hanno i soldi per comprare materiale nuovo.

Dunque, i risultati sono amari e severi, ma se guardiamo da che contesto ci troviamo a lavorare, beh la vera sfida comincia qui, in Tanzania. Mancanza di risorse economiche, mancanza di campi, scarsità di allenatori locali, mancanza di materiale e livelli di povertà della popolazione; sono queste le sfide che dobbiamo affrontare tutti i giorni. Da soli non ce la si può fare, ma con l’aiuto da parte del governo, della Federazione Africana e di quella internazionale, e con il contributo di sponsors, piano piano si percorre un pezzetto di strada tutti assieme. Perché altri paesi africani ce l’hanno fatta (vedi l’esempio bellissimo del Ghana, che in pochi anni è diventata fortissima) e la Tanzania no?

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ENGLISH VERSION!

In Nairobi the field left no doubt, for Tanzania hockey there’s still a long way to go, not without challenges to deal with, everyday. Let’s review the field verdicts. Women team has lost both games played, with Ghana and Kenya, by a wide margin. There’s not too much to analyze, both adversaries have a long hockey tradition behind, along with South Africa they’re the top squads of the continent. We lost 17-0 to Ghana and 22-0 vs Kenya. Often we reached midfield just to kick off after conceding a goal, we managed to get a short corner against Ghana, among attendance’s wonder and euphoria (including our bench). Same fate affected the men’s Tanzanian team, who played against very strong opponents such as Egypt (17-0), Ghana (13-0) and Kenya (8-0). So there’s not much to say about current hockey level in Tanzania, but more to say on what can and must be done to elevate it to highest standards.

Let’s see why for us taking part to this tournament is still a victory:

  • For the first time in history both male and women teams took part to such a high caliber international event, a world cup qualifying tournament
  • Though having no government or public support, the participation has been made possible through local sponsors (founded after lots of effort) and donations from abroad from people believing in our project
  • Compared to last year’s women team, a generational turnover took place, with the objective to bring in new young players to develop: only 3 veteran players remained, all the others (14) started playing less then 5 months ago. Average age is around 20-21 years.
  • in Tanzania the hockey season if very rarefied, with no championships, nor for male or women, but just sporadic tournaments in which not always all the teams can participate, for lack of funds
  • hockey is starting right now to be played in some schools thanks to this project, but there’s still a huge way to go and untapped potential, because most schools cannot afford to buy any equipment and most senior players/coaches have no money to pay for transportation to go teach hockey to kids
  • play a sport in a developing country, especially when your target is composed mainly of young women from low income areas/families, implies to deal on a daily basis with poverty linked issues. Lack of money, job, and schooling, are the daily problems you have to face well before even thinking of people, especially girls, picking up a hockey stick. What do you answer to a girl wanting to join practices but not having the money to come to the field? Or coming bare-foot to the pitch to train? How do you deal with it? Or when a girl just “disappear”, only for you to later find out that family didn’t allow her to come practicing because “it’s just a lack of time” distracting her from domestic working.
  • Here there’s no playing field that barely resembles any proper turf pitch, and even grass fields are rare to find in the whole country. In Nairobi when the girl saw a turf pitch for the first time they were full of joy, and see the amazement in their eyes was exciting; then when later we practiced on it for the first time I didn’t know weather to crack a smile of joy or frustration for the disappointing “performances” on this new environment
  • All the equipment that we use comes from European and Italian players, local players and federation have no money to buy new equipment.

Bittersweet and severe outcomes, but considering the environment and circumstances we’re in, this is where the challenge begins. Lack of funds, fields, equipment and coaches, poverty, this is what we have to face every day. Alone we won’t make it, but with some support from public sport authorities, federation and local sponsors, little by little a long distance can be covered. Other African countries accomplished unthinkable results, see how Ghana managed to develop the game, why not Tanzania?

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